La Parola Chiave del Direttore

di Emiliano Gusperti

da “Fare Musica Insieme”
Informatore musicale edito da Consonanza Musicale – Ottobre 1987 nº 27
Lissone (MI) – via C. Colombo 11

La tecnica di direzione riveste una grande importanza nel corredo delle capacità di un direttore, ma troppo spesso questa attività è presa a cuor leggero, senza pensare alle conseguenze che un comportamento del genere può creare. Il dirigere un complesso strumentale comporta infatti delle responsabilità irrinunciabili.
Al di là quindi della preparazione tecnica, ad esempio una buona pratica di lettura, la conoscenza degli strumenti e della strumentazione, una buona capacità di analisi musicale, conoscenza dell’armonia unita a quella altrettanto indispensabile capacità di organizzare, comunicare con ed agli altri, è assolutamente indispensabile che il direttore sia all’altezza anche per quanto riguarda una adeguata gestualità e per ultimo, ma per questo non meno importante, la disponibilità e la capacità di tenere sempre presente tutti i problemi di ordine sociale e psicologico.
La comunicazione attraverso il gesto è di fondamentale importanza e, se ben articolata, molto più efficace delle parole stesse. Se poi pensiamo al tipo d’insieme strumentale a cui ci riferiamo e cioè la banda (tipica espressione della cultura musicale popolare, degli “amatori” come sono definiti all’estero tutti gli operatori nel settore), dovremmo riuscire a capire quanto è importante che il direttore sia esplicito, chiaro e facilmente comprensibile a tutti.
Questo per sopperire alla spesso carente preparazione degli strumentisti, ma anche e soprattutto perché il direttore (di banda o di orchestra non conta) deve utilizzare un codice gestuale uguale per tutti.
Tutto questo è stato trattato da una nostra “vecchia conoscenza”, il Maestro Henk van Lijnschooten al Seminario per Direttori e Strumentisti di Banda tenutosi a Trossingen, ridente cittadina immersa negli ultimi lembi meridionali della Foresta Nera al di là del Danubio, nella regione Baden-Wurtenberg, sede della celebre fabbrica Honer, dal 9 al 16 agosto 1987 presso l’Accademia Statale di Musica per Giovani Strumentisti.
Reputo la metodologia e soprattutto i contenuti trattati da Lijnschooten di grandissima importanza e credo sia uno dei pochi che si sia dedicato a questo problema trovando delle soluzioni e facendo delle proposte concrete alla portata di tutti. Attraverso la sua lunga esperienza di strumentista (clarinetto, violino e pianoforte), direttore e compositore, ha redatto un piccolo libro “100 Taktierubungen”, edizioni Molenaar 1984, strumento indispensabile per chi voglia prendere confidenza con la “bacchetta”, in cui attraverso piccoli esempi musicali tratta pressoché tutta la casistica musicale.
Il seminario di Trossingen si è quindi dimostrato una valida palestra per noi partecipanti che, oltre ad essere impegnati in primo piano come esecutori per formare un organico bandistico, nel pomeriggio seguivamo altri due corsi: uno di percussioni per prendere diretto contatto con gli strumenti della tradizione sudamericana e soprattutto per interiorizzare i loro caratteristici ritmi; l’altro, tenuto per l’appunto da Lijnschooten, sulla tecnica di direzione che è risultata una vera e propria ginnastica, sia a livello fisico che intellettivo, di educazione al movimento quale canale di comunicazione attraverso il gesto.
È la seconda volta che partecipo a questo seminario e devo dire che l’esperienza vissuta tre anni or sono mi è servita molto nello svolgere l’attività con la banda che dirigo, sia per perfezionare la mia tecnica, sia per migliorare la comunicatività del mio gesto. Mi è risultato più facile seguire poi questo secondo “rendez vous” col Maestro perché già conoscevo il metodo; infatti è da tenere presente anche la difficoltà diffusa tra noi italiani nel comprendere la lingua ufficiale del corso: il tedesco. Ma questo non ha impedito di cogliere l’essenza, il significato degli intenti e tanto meno di seguire con attenzione le indicazioni, i consigli e gli accorgimenti espressi da Lijnschooten grazie proprio all’estrema semplicità, chiarezza e precisione delle sue esemplificazioni.
Da tutto questo è emersa una figura, quella del direttore, molto complessa, direi poliedrica, dove risulta chiaro che non si deve fermare al movimento del braccio, quale scansione del tempo, ma essere un attento osservatore, analizzatore e programmatore della realtà a cui rivolgere il proprio operato. Questo sembra quasi trasformare il direttore in una macchina perfetta, fredda e calcolatrice; non è assolutamente vero, anzi, è di fondamentale importanza non dimenticare mai la creatività. La musica non è solo un asettico calcolo matematico, ma ha in sé molto di più che deve essere sempre presente. Molte volte ci è stato ripetuto di non cadere mai nella trappola della routine che poi si trasforma in noia; bisogna sempre inventare nuove situazioni, rendere piacevole anche la “teoria” e non dare mai nulla per scontato. Non per questo s’intende che il direttore debba essere un metronomo: significativo a questo riguardo il film di Fellini “Prova d’Orchestra”, ma possa comunicare il proprio messaggio attraverso quel codice di cui ho già accennato.
Lijnschooten ha riassunto tutto questo in un semplice e chiaro schema articolato in otto punti, ognuno dei quali è seguito dalle varie azioni o modi di essere che il direttore deve sempre tenere presenti.

Facebook0Twitter0Google+0LinkedIn0

Lascia un commento